mercoledì 7 marzo 2012

Secondo tempo a formazioni invariate

Cento giorni e poco più, eppure sembra oramai passata una vita dalle concitatissime ore del passaggio di consegne governative tra Berlusconi e Monti. Da allora, sul palcoscenico della politica italiana è sceso un silenzio che diremmo cupo, innaturale. Forse perché nelle nostre orecchie risuona ancora forte l'eco del lungo berciare che è stato (e che vorremmo solo dimenticare) o forse perché l'aria ci pare come increspata da un lontano scalpiccio di zoccoli e dal sinistro stridio d'un febbrile affilar di spade. Ma qui, intorno a noi, tutto è quieto, soffuso. Ed anzi, pare addirittura piacevole poter assistere al garbato ritorno dei riti di velluto che il barbaro meneghino aveva brutalmente strappati dal generoso seno della prima repubblica. Sinfonia di farfalle che tornano leggere ai fiori del campo, dopo che il feroce lupo se ne è allontanato.

Sinceramente, non riusciamo proprio ad immaginare quello che sarà nei prossimi mesi. Sono di poche ore fa alcune spigolose dichiarazioni di una sempre ispirata Bindi la quale, in tutta evidenza, sta facendo fatica a liberarsi dalle proprie ossessioni. Siamo sicuri, ovviamente, che, in nome del ritrovato clima di serenità generale, ella ce la stia mettendo tutta per superare questa impasse e capiamo bene le sue difficoltà, visti i tremendi mal di pancia che deve aver sopportato negli ultimi venti anni. Però, quel “Berlusconi si deve rassegnare” (citiamo a memoria) pronunciato con la perentorietà dei vecchi tempi non promette nulla di buono e la Rosy nazionale dimostra di avere ancora del lavoro da fare su sé stessa. Per dire, anche Bersani ha smesso di nominare l'arcoriano ogni tre parole e le sue dichiarazioni pubbliche, pur continuando ad essere, come sempre, in punta di vaghezza, hanno perso quella infelice abrasività che le ha appesantite per anni.

E pure D'Alema tace e Franceschini ha addiritura chiuso in soffitta la propria proverbiale petulanza. Di Veltroni si è persa traccia e di Prodi nessuno si rammenta quasi più. E che ne è stato del simpatico Renzi? La retromarcia del Cav. ha sorprendentemente placato anche la promettente ventata anti geriatrica del fiorentino, che adesso sembra cercare solo l'oblio in riva d'Arno. Si sbatte ogni tanto Vendola, mentre Grillo è inseguito dai suoi stessi mastini. Il montenerino ha sputacchiato qualcosa in occasione della sentenza Mills, e ci saremmo preoccupati della sua salute se non lo avesse fatto, ma, per il resto, anch'egli pare scomparso. Quando trova un microfono, Casini ne approfitta per intestarsi (incomprensibilmente) il merito della recente operazione “salva democrazia” (sollevando, tra l'altro, un delicato conflitto di attribuzione nei confronti della Presidenza della Repubblica, che però, neanche a dirsi, tace anch'essa). Il resto del tempo, il bolognese lo passa dispensando una buona parola centrista per tutti. Rutelli, invece, pare essere stato dimenticato alle Maldive.

E insomma, in questo clima ovattato, stavamo per andare in crisi d'astinenza da aggressione verbale e per questo ci sentiamo di ringraziare le menti fertili dei contestatori NoTav che, da qualche giorno, hanno preso, con profitto, il posto dei precedenti digrignatori di denti. Ed anche in fatto di fesserie quei simpatici dimostranti ci aiutano a meglio sopportare la mancanza del ventennale dibattito anti berlusconiano. La nostra riconoscenza va, in particolare, a quella agguerrita signorina che, intervistata da un tiggì, ha messo in guardia gli italiani dal realizzare la contestata linea ferroviaria, poiché quest'ultima “ci farebbe uscire dall'Europa”.

Dunque, a parte il passaggio stonato della donna politica senese ancora in lotta con i suoi fantasmi, le indicazioni su ciò che ci potrà aspettare nel 2013 rimangono ben serrate negli uffici di segreteria dei vari partiti e da qui siamo in grado di intravedere pochino. Di sicuro, non riusciamo a coltivare le illusioni, di cui abbiamo letto di recente su qualche organo di stampa, di un completo rinnovamento del panorama politico nazionale e del definitivo superamento degli attuali schieramenti, magari con l'inserimento di un outsider di valore. Infatti, quello che doveva essere il nuovo Mosè (Corrado Passera), pare anch'egli infettato dal medesimo virus del silenzio che ha colpito tutti gli altri leader e questo proprio quando, a causa dell'incarico ministeriale ricevuto, dovrebbe essere un fiume in piena.

Ecco, per dare l'idea, ci pare di vivere, in queste settimane, come durante l'intervallo di un incontro di calcio. Il primo tempo è stato scorretto e privo di gioco. L'unico vero fuoriclasse in campo ha subito falli pesantissimi e solo una determinazione fuori del comune gli ha consentito di rimanere in partita fino ai due fischi arbitrali. Siamo tutti qui a sperare che almeno il secondo tempo possa valere il prezzo del biglietto, pur sapendo che le formazioni in campo rimarranno pressoché invariate. Difficile. Molto.

Come ultima cosa, ci permettiamo di suggerire al Presidente Berlusconi di evitare affermazioni del tipo “Angelino si mangia tutti gli altri segretari a colazione, pranzo e cena”, perché a Milano ci mettono un attimo ad incriminarlo per istigazione al cannibalismo.

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