Fino ad un decennio fa, il maleodorante ristagno che caratterizza da sempre il panorama della dirigenza politica nazionale è stato questione, per così dire, inevitabile. L’informazione, trasportata da quotidiani e tiggì, viaggiava dal centro verso la periferia e qui veniva assorbita da microcosmi, per lo più individuali o familiari, che agivano come altrettanti corpi neri, che poco o nulla irraggiano di quanto ricevono. La tradizionale ritrosia nel parlare delle proprie convinzioni politiche (in particolare nei luoghi di lavoro ed in particolare se non si era di sinistra) e la oggettiva difficoltà, soprattutto in provincia, di dare vita a centri di aggregazione al di fuori delle sedi dei partiti ha consentito a questi ultimi di governare a lungo i meccanismi di formazione dell’opinione pubblica e di selezione dei leader.
John Galt: il ritorno
giovedì 31 maggio 2012
martedì 1 maggio 2012
Di Platone, Cincinnato e Mario Monti
A distanza di pochissimi mesi dal suo avvio, l'esperimento di repubblica platonica incredibilmente tentato, all'alba del XXI secolo, in un paese dell'occidente europeo sta penosamente avviandosi al fallimento. I sacerdoti della tristezza chiamati ad ungere, con la virtù di vite irreprensibili e la magia di sapienze iniziatiche, le storture di un popolo che non ne voleva sapere di redimersi da solo, stanno consumando le ultime bacchette magiche a forza di strofinarle qui e lì, nel disperato tentativo di trasformare il rospo in principe.
mercoledì 7 marzo 2012
Secondo tempo a formazioni invariate
Cento giorni e poco più, eppure sembra oramai passata una vita dalle concitatissime ore del passaggio di consegne governative tra Berlusconi e Monti. Da allora, sul palcoscenico della politica italiana è sceso un silenzio che diremmo cupo, innaturale. Forse perché nelle nostre orecchie risuona ancora forte l'eco del lungo berciare che è stato (e che vorremmo solo dimenticare) o forse perché l'aria ci pare come increspata da un lontano scalpiccio di zoccoli e dal sinistro stridio d'un febbrile affilar di spade. Ma qui, intorno a noi, tutto è quieto, soffuso. Ed anzi, pare addirittura piacevole poter assistere al garbato ritorno dei riti di velluto che il barbaro meneghino aveva brutalmente strappati dal generoso seno della prima repubblica. Sinfonia di farfalle che tornano leggere ai fiori del campo, dopo che il feroce lupo se ne è allontanato.
venerdì 2 marzo 2012
La battaglia per la ripresa del Paese. Con questi generali?
Quando, qualche giorno fa, ci è capitato di intercettare l’ennesima riformulazione, da parte di Pierferdinando Casini, dell’idea di grande centro, ci è venuto (con rispetto parlando) da sbadigliare. Tutto normale, si obietterà. E sarà pure così. Il problema, però, è che, da allora, non siamo più stati in grado di smettere. Ciò è parecchio imbarazzante, oltre che faticoso, ma non possiamo farci nulla. Purtroppo, al solo pensarlo, il trentennale curriculum politico del bolognese ci intasa le narici di un intensissimo aroma di camomilla che tende a stritolare le nostre facoltà coscienti.
martedì 28 febbraio 2012
I giovani: vittime di sé stessi (spesso) ed assicurazione sulla vecchiaia dei soliti politicanti (sempre)
La categoria dei giovani senza futuro è diventata una specie di catino rituale, nel quale ciascuno è chiamato a versare, di tanto in tanto, qualche lacrima: la tenuta dei contesti sociali passa anche da questo tipo di cose. Il pluridecennale e collettivo abbeverarsi alla vigorosa coppa dell’eroismo partigiano svolge (in certi ambiti, per lo meno) una analoga funzione aggregante. Noi umani funzioniamo così. E guai a mettere in discussione il marmoreo nitore della guerra di liberazione, oppure a discriminare tra virgulti che fanno andare la testa e le mani e virgulti che preferiscono, per così dire, muoversi al traino. Ché i totem sono totem ed è sempre piuttosto consigliabile prenderli alla lettera (a meno di non volersi impelagare, chessò, in una ventennale campagna e costosissima contro le procure di mezza Italia).
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